Grotta di Nerone
“… segue a questo il Nerone … come testifican le grotte antiche, e le sotterranee stanze, in cui non meno l’Arte, che la Natura fan campeggiare l’industria, e della potenza loro le immense meraviglie concentrandosi in cavernoso ventre …” scriveva il Cimarelli nel 1642.
Documenti antichi di secoli narrano di grotte nel Monte Nerone, la Grotta di Nerone, nota in passato anche come Grotta della Moneta, probabilmente era, tra poche altre, la più conosciuta.
La prima testimonianza certa della sua esplorazione avviene nel 1808 ad opera di Vito Materozzi Brancaleoni, ma altri vi entrarono e lasciarono scritte a ricordo dell’impresa, la scritta più remota risale al 1792.
Nel 1966 gli speleologi di Jesi effettuano e nel 1984 il gruppo di Città di Castello scopre un nuovo grande volume sotterraneo superiore ai 300 metri, la Sala della Befana, che nel nome rivela il giorno della esplorazione.
Come la vicina Grotta dei 5 Laghi, alla quale era collegata prima che alcune condotte non fossero state ostruite da detriti, la Grotta di Nerone si è formata circa un milione di anni or sono quando il proto-torrente Infernaccio ha spinto le sue acque acidulate e corrosive dentro una discontinuità di origine sedimentaria nel Calcare Massiccio del Giurassico. In epoche passate la grotta è stata depredata delle stalattiti e stalagmiti che sono andate a decorare finte grotte nei giardini dei palazzi rinascimentali, fortemente indiziate sono le 2 grotte ricostruite nel parco del Palazzo Vitelli a Sant’Egidio a Città di Castello.
Nella Grotta di Nerone si possono osservare, con pazienza e attenzione, geotritoni, salamandridi di grotta, dolicopode, saltellanti cavallette cavernicole e la misteriosa farfalla Scoliopterix libatrix e i tricotteri, antenati delle farfalle.