Grotta delle Nottole
Questa cavità è strettamente correlata alla vicina Grotta di Fondarca, della quale ne è la prosecuzione ostruita dal gigantesco accumulo di detriti piombati dentro l’anfiteatro roccioso.. La Grotta delle Nottole è la parte rimasta in fase ipogea di una gigantesca condotta sotterranea facente parte del fenomeno carsico più antico del Nerone. Mentre Fondarca è residuo di un grande volume ipogeo scoperchiato dalla erosione avvenuta sulla superficie.
Dal 2001 ad oggi, l’Università della Tuscia conduce ricerche sotto la direzione del prof. Gian Maria Di Nocera, rivelando elementi comprovanti una utilizzazione della grotta dall’età del Bronzo Antico fino al Bronzo Recente (dal 2300 e il 1200 a.C.). La cavità non ha restituito né sepolture né strutture abitative, mentre si sono palesati numerosi focolari. Questo ambiente naturale forse era stato scelto periodicamente per incontri conviviali o per attività di culto, lo si presume dalle ossa di vari ungulati recanti tracce di macellazione ivi ritrovate. La grotta è stata usata anche dai Romani (dal III secolo a.C. al III d.C.), ma non sono stati reperiti elementi di età medievale.
La grotta ospita specie cavernicole appartenenti alla fauna parietale, quali: dolicopode, le farfalle del genere Scoliopterix e il ragno delle grotte, il Meta menardi, i geotritoni (Speleomantes italicus), interessanti salamandridi cavernicoli. Ma a caratterizzare la grotta è una colonia di pipistrelli miniotteri (Miniopterus schreibersi), una specie che forma raggruppamenti di centinaia di unità sulla volta della grotta. I pipistrelli sono utili a mantenere l’equilibrio ecologico, mangiano migliaia di insetti, comprese le zanzare, non attaccano l’uomo, non si attaccano ai capelli. La raccomandazione è di passare veloci sotto la colonia senza disturbare.